Spesso si evidenzia il caso in cui la banca segnali a sofferenza in Centrale Rischi il cliente della banca e ciò può avvenire anche illegittimamente. In questi casi è diritto del segnalato tutelarsi, e quando sussistono i presupposti attivarsi anche per richiedere il risarcimento del danno
Per sofferenza, in termini sintetici, si intende quando un soggetto, cliente di banca, non soddisfi, mediante il pagamento, il credito di quest’ultima. Ciò può avvenire per molteplici motivi, tra cui per esempio l’aver preso un prestito e non pagare le rate. In questo caso avviene che, la banca dopo aver avvertito il cliente, che nel caso non paghi entro un determinato termine, procederà a segnalarlo a sofferenza, in quanto cattivo pagatore.
Il punto è che talvolta può avvenire che non si paghi o perché non si può pagare oppure perché si ritiene di non dover pagare. Infatti in tale ultimo caso, qualora vi sussistano i presupposti, si potrà agire contro eventuali segnalazioni, che nella concreta fattispecie si possono definire, non dovute.
Ovviamente va evidenziato che è buona norma agire prima che agisca la banca, ossia deve essere il correntista o il mutuatario a contestare per primo le pretese della banca. Vero è che nulla toglie il diritto di tutelarsi anche dopo che sia stata la banca, per prima, ad agire (per esempio notificando una messa in mora, oppure un decreto ingiuntivo.)
In questi casi, verificati tramite l’ausilio tecnico di un perito o di un legale, la legge prevede che ci si possa tutelare innanzi alle erronee segnalazioni in Centrale Rischi, al fine di farle eliminare.
Vi sono anche altri casi ove sempre la erronea segnalazione in Centrale Rischi, abbia causato dei danni di immagine ad imprese, impedendo loro di accedere al credito. Ebbene anche in questa evenienza vi sussiste il diritto di tutelarsi, oltre che con la richiesta di cancellazione della segnalazione (oppure di sua modifica), anche con il risarcimento del danno.
Interessante su quest’argomento è la sentenza della Corte di Cassazione n. 15609/2014
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